Archiviazione, il testo dell’intervento interrotto dai 5 Stelle

Ieri ho ripreso la parola nell’aula del Consiglio regionale della Campania ma non ho potuto completare l’intervento a causa dell’atteggiamento del Movimento 5 Stelle, che già si era distinto in passato per aggressività e giustizialismo. Protervia, arroganza, scarso rispetto delle istituzioni: anche ieri abbiamo assistito alla solita musica.

Ecco il testo completo dell’intervento che avevo preparato.

 

Egregi colleghi,

 

riprendo la parola in quest’aula dopo circa dieci mesi di sofferente attesa di un verdetto chiaro e incontrovertibile che mi restituisse serenità d’animo e dignità politica, che dentro e fuori quest’aula è stata più volte calpestata.

 

Come tutti voi saprete dopo l’archiviazione dell’accusa di concorso esterno in associazione camorristica chiesta a fine luglio dagli stessi pubblici ministeri della Dda di Napoli e poi riportata integralmente nel decreto del Gip, è arrivata anche la seconda archiviazione da parte del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, cui erano stati inviati gli atti dell’inchiesta per verificare se poteva configurarsi l’ipotesi di corruzione elettorale.

In dieci mesi, quindi, DUE PROCURE e OTTO MAGISTRATI, che voglio pubblicamente ringraziare per aver svolto celermente il proprio lavoro, hanno sancito che non solo Stefano Graziano non era un riferimento politico del clan dei casalesi ma anche che l’interessamento per la rimodulazione del finanziamento di Palazzo Teti Maffuccini di Santa Maria Capua Vetere, bene confiscato dove doveva sorgere un polo per la legalità, era totalmente legittimo per un politico che ha a cuore l’interesse pubblico. []

 

Vorrei a tal proposito leggere quanto ha scritto il pubblico ministero nella richiesta di archiviazione poi accettata dal Gip: “L’azione di interessamento del Graziano è stata dettata dal perseguimento di un interesse pubblico – vale a dire evitare la perdita dei fondi pubblici da impiegare per la valorizzazione di un bene confiscato alla camorra ubicato sul territorio di Santa Maria Capua Vetere – e non di una utilità di natura privatistica sua o di terse persone, con la conseguente non configurabilità del reato in contestazione. Né vale a svilire tale conclusione la sussistenza dell’interesse elettorale del Graziano sul territorio di Santa Maria Capua Vetere, e dunque del collegamento logico tra detto interesse e la sua azione indiretta presso l’autorità di gestione dei fondi europei, in quanto qui v’è solo una “legittima” coincidenza tra l’interesse elettorale del politico/candidato e l’interesse pubblico. In altri termini non può attribuirsi valenza negativa, ne tanto meno illecita, all’azione del politico volta al perseguimento dell’interesse pubblico solo perché tale azione ne ricava – o può ricavare – un ritorno elettorale. E ciò anche per le semplici considerazioni secondo le quali l’attività del politico dovrebbe essere sempre rivolta proprio al perseguimento dell’interesse pubblico e il “ritorno” elettorale e la sua entità rappresentano – o dovrebbero rappresentare- la risposta positiva dei cittadini /elettori proprio all’azione del politico volta al soddisfacimento dell’interesse pubblico”.

 

E’ di fondamentale importanza, per me, che queste parole messe nero su bianco da un pubblico ministero entrino anche nei resoconti ufficiali di questo Consiglio dove in più occasioni si è trasformato l’avviso di garanzia in una condanna senza appello.

 

E voglio ribadirlo: l’avviso di garanzia non è altro che uno strumento che il nostro sistema giudiziario prevede a tutela dell’indagato, ma, purtroppo, nel corso degli anni, complice anche una narrazione distorta, la sua rappresentazione è stata totalmente stravolta. E’ diventato un avviso di colpevolezza e di gogna mediatica.

E a stravolgerla negli ultimi anni una forza politica che ha iniziato a correggere il tiro, solo dopo che gli avvisi di garanzia hanno iniziato a colpire anche i propri amministratori.

Del grido onestà, onestà, onestà e delle espulsioni per gli indagati non resta che un sbiadito ricordo.

Anche i 5 Stelle hanno incontrato il garantismo. Meglio tardi che mai.

Ma questa conversione non cancella le diffamanti sentenze emesse sui social, sui giornali, nelle interviste, negli interventi in quest’aula.

Nella seduta del 29 aprile la collega Ciarambino diceva…:

 

“Noi abbiamo già tratto le nostre e cioè un politico come Graziano e altri in questo Consiglio, avranno tutto il tempo nei tre gradi di giudizio che gli spettano, di definire la loro posizione, ma ad oggi per i sospetti così forti, sono inaffidabili nella gestione della cosa pubblica, non possono pensare di fare leggi, gestire i soldi pubblici e certamente non possono mettere le mani sulla democrazia e sullo Statuto di questa Regione. Ancora una volta è scandaloso che dinanzi a fatti così gravi, noi siamo qui come se nulla fosse, a discutere di provvedimenti tanto determinanti, è una situazione surreale”.

Rileggendo oggi queste parole trovo un solo termine per definirle: maramaldeggiare. Ciarambino come Maramaldo.

 

Richiamo questo intervento perché la collega Ciarambino dopo ben 48 ore dalla seconda archiviazione, ha dichiarato  che“ Il Movimento 5 Stelle non ha mai polemizzato contro la persona Graziano, tanto meno ha dato vita a nessuna feroce campagna mediatica, ha solo ritenuto doveroso schierarsi a difesa delle istituzioni regionali, dinanzi ad ipotesi di reato così gravi che riguardavano un politico regionale, e  lo  farà  ogni  volta  che  ci  saranno  ombre  così  pesanti”.

 

Ebbene di fronte a tali palesi incongruenze sento l’obbligo di rinfrescarvi la memoria perché è tutto ancora in rete, e sicuramente vedremo in altre sedi. Cara collega ha firmato lei un post o non ha firmato lei un post sul blog di Beppe Grillo dal titolo Gomorra nel Pd Campania?

 

E non era lì, collega Ciarambino, ad annuire mentre Luigi Di Maio, nel corso della conferenza stampa per presentare la vostra lista alle comunali di Napoli, emetteva la sua sentenza di condanna nei miei confronti definendomi come l’individuo che ha contribuito con i voti del clan dei casalesi a far eleggere De Luca. Sentenza che aveva già messo nero su bianco su facebook esprimendo lo stesso concetto. “Graziano prendeva i voti del clan dei casalesi”

 

Ecco permettetemi una partesi sui flussi elettorali –perché, a differenza di quanto scritto anche da alcuni giornali circa flussi anomali o un presunto raddoppio delle preferenze rispetto al passato, la magistratura non riscontrato anomalie. Vorrei sapere, da quanti hanno commentato quei dati, quale era il termine di paragone per parlare di raddoppio dato che Stefano Graziano era alla prima candidatura elle elezioni regionali.

Penso alle parole di Di Maio in un’intervista: “questo individuo era il riferimento del clan e si evince da flusso elettorale.  Non ci stracciamo le vesti questo rappresenta la normalità nel partito democratico…. Graziano come riferimento di un clan che ha ammazzato questa terra”.

Anche su questo, però, voglio lasciare a verbale le parole della Procura di Santa Maria Capua Vetere: “I dati relativi ai voti ottenuti dal Graziano nella provincia di Caserta (e ai relativi flussi elettorali) non sono tali da suffragare l’ipotesi accusatoria, non dimostrando in particolare un risultato elettorale eclatante nei confronti dell’indagato, sintomatico dell’illecito accordo oggetto di imputazione”.

Ho fatto queste citazioni per ristabilire la verità giudiziaria in sede politica in quanto per settimane è andata avanti una gogna mediatica che probabilmente non ha precedenti nel nostro paese.

Ma la pagina più brutta per quest’aula, a mio avviso, è stata scritta a luglio…

Ebbene voglio precisare che la mattina del 19 luglio non ero in aula perché convocato con urgenza dal mio avvocato che doveva fornirmi comunicazioni circa la decisione della Dda. La mia assenza non impedì l’ennesimo colpo di teatro dei 5 Stelle che abbandonarono l’aula per conquistare il favore dei flash e gli obiettivi delle telecamere.

Sul vostro sito web, cari colleghi, è ancora scritto che il vostro non era fervore giustizialista o manettaro. Avete ragione manca un aggettivo: il vostro è stato il più grande fervore giustizialista e manettaro che serve ad alimentare populismo e antipolitica. Giustizialisti quando indagano gli altri, garantisti con i vostri.

Io la definisco ipocrisia.

Avete bisogno di lasciare in giro schizzi di fango per lasciare un segno tangibile della vostra esistenza, senza fango sareste solo quelli delle scie chimiche, delle mail non comprese, del Pinochet in Venezuela, delle espulsioni, della paralisi amministrativa nella capitale. Quelli di un partito dove un padrone sconfessa il voto degli iscritti. Dove uno vale uno ma uno vale più di tutti.

Ma il fango, grazie a dio, si elimina, anche abbastanza facilmente.

Mi sarei aspettato delle scuse dopo la seconda archiviazione, non sono arrivate (Di Maio a parte). Avete scelto di mistificare la realtà. Ne prendo atto e tutelerò in tutte le sedi la mia onorabilità.

Non ho nulla contro le persone ma quello che intendo combattere è la distorsione dei fatti, le conclusioni affrettate e i processi mediatici.

Del resto quanto avevate scritto dopo la prima archiviazione non mi faceva essere ottimista. Lo voglio ricordare perché tutti si rendano conto: “La Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha stabilito che gli accordi elettorali – perché di accordi si tratta – presi dal consigliere Graziano con l’imprenditore vicino ai Casalesi non configurano un’ipotesi di concorso esterno in associazione camorrista, ma ‘solo’ di voto di scambio. Il Movimento 5 Stelle non sventola il sospetto come anticamera della verità o non esercita una sorta di potere giudiziario per delega. Come forza politica che rappresenta mezzo milione di voti di cittadini campani, esercitiamo una critica politica, evidenziamo un problema, segnaliamo un disagio e decidiamo, se è il caso, in segno di protesta di abbandonare legittimamente e temporaneamente anche l’aula”.

E ancora: “Sul caso Graziano, come su quello della consigliera Paolino, continuiamo a denunciare un certo disagio. Non ci basta derubricare un reato oppure incassare un’assoluzione – conclude Malerba – In queste vicende emergono vicinanze, frequentazioni, amicizie, rapporti obliqui, modalità disinvolte di fare politica ovvero borderline che a noi non piacciono e che non ci stancheremo di condannare e denunciare indipendentemente se saranno materia investigativa o faccende giudiziarie”.

Il collega Malerba mi aveva già condannato per voto di scambio. Lo ringrazio per questo e mi fermo ma potrei citare le sentenze che molti giornali emisero per attaccare il governo Renzi e il partito democratico. Alcuni, non hanno avuto nemmeno il pudore di pubblicare la notizia dell’archiviazione. E io, a fronte di tale mancanza, spero che si apra una seria riflessione sul rapporto tra media e giustizia, non per censurare ma per trovare un giusto equilibrio nel raccontare vicende giudiziarie.

E vorrei ricordare un’ultima cosa, prendendo a prestito le  parole del procuratore della Dda di Napoli Borelli in un’intervista a Repubblica, che le inchieste non servono solo a dimostrare la colpevolezza di una persona ma anche l’innocenza. Ricordatelo voi che esultate al tintinnio delle manette e che fate di un avviso di garanzia uno strumento di lotta politica.

Voglio, in conclusione, ringraziare quanti non hanno mai smesso di credere nella mia onestà e nella mi integrità morale anche nel momento difficile, il governatore De Luca – che mi è stato vicino quando in molti si smarcavano – la giunta, il capogruppo Mario Casillo, tutti i colleghi del gruppo del Partito democratico, della maggioranza e dell’opposizione. Ringrazio l’ex premier e segretario del mio partito Matteo Renzi per la vicinanza e le pubbliche attestazioni.  Ringrazio, inoltre, i miei legali Cerabona, Villani e Violi, i miei amici e la mia famiglia. Un pensiero particolare per mia moglie e per mia figlia. Senza quest’ultima non sarei riuscito a sopportare il peso di questo incubo. Il suo sorriso, la sua gioia, la sua spensieratezza mi hanno dato la forza per andare avanti nei momenti più bui.

Ora sento più forte il peso dell’incarico istituzionale che mi è stato affidato. Le cose da fare sono tante e il tempo passa inesorabile.

Cari colleghi del Movimento 5 Stelle, io vi invito a maggiore cautela e fare tesoro delle esperienze che la storia ci consegna. Una su tutte: la Rivoluzione francese. Robespierre introdusse la ghigliottina, ma l’ultimo ghigliottinato è stato proprio lui.

 

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